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Se si accende la lampadina...vola!

Intervista a Gianmaria Aghem, realizzatore di sogni e di record, gli ultimi con il Blizz Primatist, che portano l'Italia in cima al mondo.


L’areo a molla ed il quaderno delle invenzioni


Ho avuto la fortuna di avere sin da bambino una fantasia molto fervida, amavo inventare le cose e viverle, naturalmente un po’ fuori di testa…..Ricordo che in quinta elementare mio fratello ritrovò un quaderno che io avevo intitolato ‘il quaderno delle invenzioni’, in cui descrivevo come costruire degli oggetti, dalla balestra alla macchina a molla…, lo diede a mio padre che lavorava lontano da casa e doveva fare lunghi viaggi, e disse “quando hai tempo leggiti questo affare che c’è proprio da ridere”. Tanta fantasia, tecnica assolutamente inesistente, però era piacevole. Scaricavo tutto quello che mi veniva in testa.

Il razzo ‘impazzito’ nella cucina del piccolo Von Braun


Mi ritengo fortunato, perché sono sempre stato circondato da persone che mi hanno amato, che mi hanno tollerato e che, tutto sommato, mi hanno dato anche una spinta. Quando avevo dieci anni ero appassionato di razzi, e c’era il famoso Von Braun che gestirà gran parte del progetto per andare sulla luna.

Von Braun era il mio idolo e allora, per ridere, mi chiamavano Von Braun. Io costruivo dei razzi facendo delle miscele che andavo a recuperare nelle enciclopedie oppure a naso, e questo andò avanti fino a quando non mi partì un razzo in casa… Ricordo quella sera, mentre tutti erano a guardare la televisione io ero in cucina a fare le mie alchimie; ad un certo punto si innescò il razzo ed io un po’ terrorizzato uscii chiudendo la porta a vetri… Si vedevano all’interno, nel buio, i bagliori di quell’affare che girava per la cuciva, che bruciò tutte le tende e lasciò una striscia sul pavimento…..da quel momento diciamo che il mio potenziale missilistico, per divieto della famiglia, finì.

Chi erano i miei personaggi preferiti? Archimede pitagorico, era il massimo, ed Eta Beta, che nessuno oggi conosce ma…….Eta Beta era un grande! Proveniente nessuno sa da dove, divorava naftalina al posto delle mentine e disponeva, nel suo gonnellino di qualsiasi strumento potesse servirgli.


Dal go kart alle sale giochi

Come dicevo sono stato sempre molto fortunato. A 14 anni possedevo un go kart la gestione era una cosa abbastanza complessa. C’erano poche piste ed io lo utilizzavo in campagna, invece di andare magari in bicicletta o con il motorino.

Poi andavo su qualche stradina sterrata ed ogni tanto mi chiamavano i carabinieri perché avevo fatto un po’ troppo rumore. Erano altri tempi. Terminò tutto quando il babbo si ammalò e lo stile di vita della mia famiglia si modificò. Quel ragazzo che frequentava il liceo scientifico si trovò nelle condizioni di doversi diplomare velocemente e di lavorare. Anche lì ebbi fortuna, perché allora trovare un lavoro era più semplice ed iniziai in una compagnia di assicurazioni. Acquisii una buona esperienza ma soprattutto conobbi una persona che divenne poi il mio socio. Anche lui era un sognatore. Più concreto però, forse più coraggioso. Sapeva osare, ed insieme cominciammo a fare cose che nulla avevano a che vedere con l’esperienza che avevamo accumulato fino a quel momento. Gli avevo regalato una consolle Atari e lui appurò che quello del videogioco, già alla fine degli anni 70 era un fenomeno che appassionava più gli adulti che i bambini ed i ragazzi. Entro l’anno aprimmo una prima sala giochi, poi altre due, belle e grandi. Furono 20 anni interessanti perché il nostro lavoro era piacevole, avevamo selezionato bravi gestori e potevamo seguire la parte gestionale ed amministrativa e fare viaggi all’estero per fiere, alla scoperta di novità e dei giochi più interessanti.

Al volante…

Ai miei tempi si poteva prendere il foglio rosa a 17 anni sei mesi e un giorno ed io ero lì, in coda per prendere il foglio rosa. Allora, come del resto adesso, prendere la patente costava un botto e raggiunti diciotto anni un mese e un giorno andai a dare gli esami come privatista, con l’auto di un amico. Poi c’era il problema di trovare i soldini per comprare la vettura, e risparmiando risparmiando, la acquistai e...

...non poteva che essere una '500, ovviamente usata.

Ricordo con tenerezza che aveva il pomo del cambio differente, il volante sportivo…quel ‘vorrei ma non posso’ .., quella 500 mi accompagnò per 6 anni, segno che la passione era tanta ma i soldi pochini, poi fu sostituita da una ‘850 coupé, un’altra ‘vorrei ma non posso’ con cui cominciai a partecipare alle prime gare di regolarità, che non erano come quelle odierne riservate alle auto storiche, ma per auto moderne, si tirava decisamente e fu lì che conobbi vari piloti tra cui Giuliano Canè, Mimmo Raimondi e Luigina Imerito.

Quell’aeroplanino che insegna a volare nella vita


Poi mi sposai e finì apparentemente qualsiasi tipo di attività agonistica, con l’arrivo della primogenita dovevamo stare a casa e lì cominciai a costruire prima un modellino statico di una motocicletta - ma la statica non fa per me - poi costruii un aeroplanino radiocomandato, ci misi un bel po’ di tempo ed imparai a farlo volare e piano piano… mi si è accesa una lampadina verso l’aeromodellismo. E’ uno sport completo che ti insegna a sviluppare il metodo nel cercare le soluzioni migliori e la perseveranza nel perseguire i tuoi obiettivi. Giocando con gli aeromodelli ho conquistato 16 primati mondiali… Gradualmente ho cercato di percorrere diverse strade nell’aeromodellismo, poi ad un certo punto leggendo i regolamenti mi si è accesa un’altra lampadina: fare qualche cosa che non duri soltanto il tempo di un volo. Da qui il confronto a distanza con un altro idolo come Maynard Hill.

È stato il più grande aeromodellista del mondo nel campo dei record, ne ha stabiliti in tutti i campi. Ho cominciato a studiare quello che aveva fatto, ho richiesto le copie dei dossier dei primati che aveva stabilito e tra di noi è nata un’amicizia a distanza, dopo che gli ho soffiato alcuni record…, una amicizia vera, fondata sull’ammirazione e rispetto reciproci. Mi piace ricordare un volo senza scalo da Torino a Gorizia (distanza in linea retta con motore a scoppio), il raggiungimento di 5.000 m s.l.m. (incremento di quota con motore elettrico) ed un volo ininterrotto di 22 ore e 19 minuti (durata con motore a scoppio).

Canè e la Lancia Fulvia

Dopo 20 anni di aeromodellismo e tanti record raggiunti la passione è venuta meno e ad un certo punto ho visto su una rivista il nome di una persona, Giuliano Cané, grandissimo campione, che conoscevo, gli ho telefonato….. ho acquistato la vettura dei miei sogni, di quando ero giovane, la Lancia Fulvia HF 1600 fanalone e ho ricominciato a fare le cose che facevo quando ero piccolo e cioè partecipare alle gare di regolarità, con la grossissima differenza che adesso non ero più solo, ma con mia moglie (Rossella Conti ndr) con la quale, partecipare alle manifestazioni, era estremamente più gratificante.

Qualche volta ha fatto lei da pilota ed io navigatore ma non sono bravo alle note e quindi abbiamo deciso che fosse lei a fare da navigatrice. Insieme abbiamo fatto tante belle cose e siamo andati in Africa, in Argentina ed in varie parti del mondo.




La tenda di Philip Joung in Africa


Rossella ed io eravamo in Africa, si dormiva in tenda, erano tende bellissime ed attrezzate. Organizzava questo raid il grande Philip Young, un inglese inizialmente corridore e poi appassionato di raid, diventato un grande organizzatore. Una sera avevo dei problemi all’alternatore della vettura ed avevo effettuato un po’ di test dopo aver parcheggiato vicino alla tenda. La vettura aveva il freno idraulico, ho inserito il freno ma non ho messo la marcia. Durante la notte la pressione idraulica è venuta meno, l’auto è partita, ha mancato per un pelo la tenda di Philip Young e si è schiantata contro la vettura di servizio. Paura e tante risate per fortuna.

Blizz Primatist: il sogno trasformato in 7 record iridati


Lei è un sognatore… e ha appena realizzato un progetto grandioso… Ero andato a vedere Milano Classica e in quell’occasione il mio sguardo si posò sulla Zer (acronimo di Zero Emission Record ndr) di Bertone, la conoscevo molto bene perché chi l’aveva disegnata era il mio amico Eugenio Pagliano, aeromodellista pure lui e nel rivederla mi si sono accese altre lampadine, che è sempre il segnale che è partito qualcosa. E’ come quando vedi una vettura e non sai se comprarla o meno…se senti le campane suonare acchiappala e prendila, se non senti nulla lascia perdere, e quella volta, nel rivedere quelle linee, suonarono a festa e pian pianino ho cominciato di nuovo con la fantasia a sognare. Di lì a qualche mese partecipavo al Montecarlo e nonostante fossi arrivato secondo su 300 partecipanti e quindi le gratificazioni non mancassero, mentre salivo sul podio il mio pensiero andava alla ZER. Ho deciso di assecondare il mio sogno, di documentarmi e di verificare la fattibilità del progetto. Ottenute la risposte che cercavo, ho battuto diverse strade per scovare chi potesse darmi una mano ed ho trovato un team straordinario, tutto italiano (Progetto e realizzazione Podium Engineering di Pont Saint Martin, stampi e carrozzeria Carbonteam di Saluzzo, consulenza progettuale Eugenio Pagliano, supporto Politecnico di Torino), abbiamo stilato un protocollo per iniziare a costruirla e…l’abbiamo realizzata.


A me non interessa testare la velocità pura, ma provare che questa vettura elettrica riesce ad andare a 225 km/h per la durata di un’ora. Noi sappiamo che se entriamo in un’auto elettrica il problema, almeno in questo momento, è l’autonomia: se l’auto ha 400 km di autonomia, vuol dire che è disponibile soltanto se non superiamo i 60 – 70 km/h, ma se acceleriamo un po’, l’autonomia si riduce drasticamente. Quello che mi interessava era dimostrare che con un buon coefficiente aerodinamico, con una buona selezione e gestione delle batterie, con un buon motore e con tutta una serie di tutele, è possibile andare più veloce mantenendo una buona autonomia.


Mi piacerebbe poter congiungere il Traforo del Monte Bianco con Santa Maria di Leuca, utilizzando un'unica carica e viaggiando alla massima velocità consentita (130 km/h).

E’ fattibile, bisogna soltanto fare le opportune modifiche alla vettura.



Il nome Blizz….deriva dalla fabbrichetta di cronometri Blizz Timing. Facendo gare di regolarità, ad un certo punto ho stabilito che ci voleva un cronometro fatto come pensavo io, e allora decisi di realizzarne uno. Ci lavorai per tre anni, elaborai il progetto, incaricai dei bravi tecnici ed alla fine è venuto fuori un cronometro che io ho utilizzato nelle mie gare, poi qualche amico ha detto ‘lo voglio anch’io’ e così abbiamo iniziato a venderli e sono andati a ruba in tutto il mondo. Blizz, nella mia testa doveva essere un fulmine, ma anche uno strumento molto facile da utilizzare, che entrava nel mondo della regolarità per cambiare un po’ le cose e così è stato.

“Ed ora portami alle Maldive!”

Quali sono state le prime parole di sua moglie e di suo figlio quando è sceso dal veicolo dopo aver battuto i record? Avere in famiglia un personaggio come il sottoscritto non è facile, perché hai sempre di fronte una persona che sta lì a pensare ed a rimuginare ai vari problemi, a varie idee e soluzioni. Una moglie si aspetterebbe magari due coccole, due gentilezze, o di essere portata in giro per negozi. Vivere in compagnia di un personaggio che ha sovente la testa tra le nuvole può essere un sacrificio. La stessa cosa vale per i figli. Loro, giocoforza, sono stati costretti a vivere questa esperienza ed anche se ne avrebbero fatto volentieri a meno, quando siamo arrivati all’apice hanno dovuto partecipare direttamente, hanno dato anche loro il meglio, nell’organizzazione, nella presenza, nell’aiutarmi. Il loro coinvolgimento lo vediamo bene nei filmati dove si sente l’incoraggiamento: “dai tutto giù, dai tutto giù!”, questa partecipazione è la dimostrazione che anche loro sono entrati nel progetto.

Dai tutto giù, dai tutto giù

Che cosa mi hanno detto? A volte basta un abbraccio per trasmettere mille sensazioni e farti capire “sì fino adesso ho avuto vicino una persona assente, però in questo momento sono felice perché la tua felicità è anche la mia…ma adesso andiamo alle Maldive per cancellare lo stress”.

Un nuovo progetto già balena per la testa?


Si parla tanto di idrogeno ed anch’io mi sono lasciato coinvolgere. Tutto dipende dalle risorse economiche disponibili, credo che se si unissero le forze si potrebbe lavorare con profitto su tanti progetti. Un record del resto non è solo l’appagamento del pilota, ma la certificazione ufficiale della bontà del progetto e della capacità delle persone coinvolte. I record appena stabiliti devono essere un segno ed anche un invito: gli italiani possono e devono dimostrare di non essere secondi a nessuno.

La visione di auto del futuro?

Ora stiamo sicuramente vivendo un’epoca di transizione, intanto da una trentina di anni ci si è resi conto che non si poteva più continuare ad inquinare, la tecnologia darà una grande mano, pensate cosa è successo alle batterie, in vent’anni si è riusciti a quadruplicarne la capacità. Oggi non c’è un’Università che non sia impegnata in questo campo ed i risultati si vedranno presto.


In questo momento ritengo che il miglior compromesso sia raggiunto dalle plug in cioè quelle vetture che sono in grado di effettuare 40 - 50km in elettrico, per poi utilizzare carburante tradizionale in Euro 6C – 6D, questo significherebbe usare l’elettrico in città per spostamenti relativamente brevi, ed affrontare le lunghe distanze senza il patema della ricarica (fra quanto? dove? quanti ne troverò in coda prima di me? quando avrò finito? quando arriverò a destinazione?) con benefici evidenti sul fronte dell’inquinamento contenuto e trasferito lontano dalle città.

Ragazzi del futuro…dateci dentro!

Nel Blog è stata pubblicata un’intervista ad alcuni ragazzi che studiano ingegneria all’Università del Salento, progettano dei prototipi che portano poi in gare studentesche, pensando alla sua storia lei invece non ha avuto la possibilità di terminare l’Università e si è subito immesso nel mondo del lavoro, forse se le cose fossero andate diversamente a quest’ora sarebbe sulla Luna, o su Marte…cosa le piacerebbe dire a questi ragazzi che hanno in mano il futuro ed hanno tutti gli strumenti per affrontarlo, fermo restando che la creatività è un dono, che va accompagnato ed arricchito con lo studio…io sono convinto che le strade che ho percorso mi hanno comunque gratificato in quanto mi hanno dato altre opportunità. Sono dell’idea che a volte non è determinante conoscere la formula matematica che ti permette di risolvere una cosa, ma è importantissimo sapere che quella formula esiste, e te la vai a cercare, oppure, con umiltà, vai a cercare la persona che sa gestire quella formula nel migliore dei modi ed il tuo lavoro diventa in questo caso un lavoro di coordinamento.

A questi giovani dico che se hanno la fortuna e la capacità di frequentare, di resistere e di arrivare alla fine di un percorso molto duro, già hanno nel loro DNA le risorse per affrontare la vita. L’augurio è di riuscire a fare quello che desiderano, mettendo a frutto le armi che sono riusciti a costruire dando sfogo alla loro fantasia, e dico dateci dentro! Avete la capacità, la preparazione e l’età, dateci dentro e cercate di fare squadra, il nostro paese ha estremamente bisogno di voi.

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