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20 0ttobre 1973/20 0ttobre 2021

Updated: Oct 21, 2021

L'anniversario: a Punta Ristola la nuova alba del Rally del Salento

Sugli sterrati, di notte, con i fari in corsa, incontrando falò e pecore e poi… la meravigliosa alba di Punta Ristola: esattamente 48 anni fa, rinasceva una gara automobilistica che, dopo 12 anni di stop, sembrava destinata all’oblio, invece poi salita nell’Olimpo delle corse più belle d’Italia e, giunta alla sua 53ma edizione, considerata oggi una “classica” del panorama sportivo nazionale: è il Rally del Salento.



La riuscita di quella che, allora, fu un’autentica impresa si deve soprattutto allo spirito ed alla tenacia di un gruppo di persone. Abbiamo incontrato Giovanni Cillo, un autentico “pioniere” del motorsport, e scopriamo insieme il segreto del successo di questa fantastica avventura.

“Un giorno di aprile del 1972, mentre organizzavo una gara nazionale di regolarità, il “Giro del Salento”, ci trovavamo dentro la direzione dell’Automobile Club Lecce. Erano presenti il presidente Guglielmo Grassi Orsini, il direttore dott. Zeppa, il consigliere Angelo Sticchi Damiani, ed io. Ad un certo punto l’Ing. Sticchi mi disse: “Giovanni, non perdere tempo in queste gare minori, non è il caso di riprendere in mano il Rally del Salento che è bloccato da tanti anni? “. Gli risposi: guarda, è un’impresa, io non ho esperienza, il rally è un’attività nuova. Però, se l’Automobile Club si impegna per quanto riguarda la questione finanziaria, allora io mi posso impegnare per quanto riguarda tutta la parte tecnica”. E così fu. “Fino al 1961, ultima edizione disputata, la tipologia di gara era differente, si trattava di gare di regolarità. Il nuovo Rally doveva svolgersi su percorsi sterrati. Era tutto in notturna. Si dovevano trovare tavolini, faretti, sedie.

Bisognava organizzare corsi per formare commissari di percorso e Don Guglielmo invitò tutti i dipendenti dell’ACI ad essere presenti - erano circa una sessantina -per dare una mano lungo le prove speciali e l’itinerario. Avevo solo una segretaria, Marcella Antonaci, e dovevamo fare tutto in due mesi, si lavorava con la macchina da scrivere Olivetti L22”.

La scelta del percorso, come è avvenuta?

Passai diversi mesi nello studio dell’Ing. Sticchi per vedere sulle carte militari varie località e dove ci fosse la possibilità di trovare prove speciali. Che in quell’epoca erano su terra”.


Vi siete ispirati alle vecchie edizioni?

“No, perché prima erano come gara di regolarità, questa era tutta un’altra tipologia, era tutto nuovo. La prima PS l’abbiamo individuata a San Ligorio, poi a Torre Sant’Andrea, sul mare, molto bella e spettacolare, e Punta Ristola, dove i concorrenti arrivavano all’alba. Ed era stupendo perché si vedeva sorgere il sole. Si lasciava il mare per la PS “Pala 7”, tra Alezio e Gallipoli, poi c’era “Lago del Capraro” a Soleto, erano in tutto 5 prove speciali che si ripetevano due volte. Si partiva alle 10 di sera da piazza Mazzini dopo le verifiche, che venivano effettuate in una roulotte 3x3, la pedana di partenza era montata su tubi innocenti. Come si vede dalle immagini, lo spazio era ristrettissimo ed i cronometristi non potevano muoversi di un millimetro. L’arrivo era sempre in piazza Mazzini, alle 8 del mattino”.


Come andò la gara?

Fu un successo, vinse il pilota barese Michele Di Gioia con la sua poderosa Porsche C 2700 RS. Al secondo posto arrivammo io e Gigi Tommasi, su Alpine Renault 1600, meno potente ma che nelle mani di Gigi ‘cantava’.

Ma lei era anche concorrente? Ero organizzatore, verificatore e navigatore. E la sera, finite le verifiche entravo in macchina e correvo. Quando ci trovavamo nella PS Pala 7, Gigi Tommasi mi chiese: “Giovanni, dove siamo? Forza dai!” Ecco, io ebbi un sussulto, mi ero addormentato, immediatamente cercai un punto di riferimento guardando la strada: “A sinistra, a sinistra, Gigi” – dissi – “come a sinistra, veloce pure dai”- beh…non fui proprio preciso, ahahahah.

La gara era bellissima, vedevi la gente assiepata lungo le prove speciali, c’erano dei falò e facevano le grigliate, ricordo ancora il profumo. C’era una marea di gente, le persone si coprivano con i plaid, perché faceva freddo sul mare”.

Poi con le edizioni successive..

“Il Rally del Salento crebbe sempre di più, diventò nazionale e campionato italiano a massimo coefficiente, e poi europeo. Partecipò il finlandese Blomqvist, uno dei più importanti piloti del Mondiale Rally. Arrivarono degli equipaggi russi: avevano le tute da meccanico, e l’Avv. Ceci disse: “Direttore, ma non possiamo farli partire con quelle tute perché non sono ignifughe” e il dott. Zeppa dovette prodigarsi a cercare delle tute per loro e dopo la gara a rincorrerli per riaverle. Erano piloti e meccanici nello stesso tempo, dovevano saper fare tutto. Davanti all’Hotel Presidente li vedemmo prendere la Skoda e girarla a mano per fare assistenza. Negli anni la gara si è trasformata e tutto si è evoluto. Si è passati a correre su asfalto e le prove si disputavano di giorno, anche per motivi di sicurezza, all’alba c’era inoltre l’alto rischio di imbattersi in un gregge di pecore che andava al pascolo o in battute di caccia. Una volta io e Gigi trovammo davanti a noi un cane pastore lupo. Gli dissi “vai vai, non ti fermare!”, un attimo dopo sentimmo dietro di noi gli scoppiettii partiti dal fucile di un cacciatore. Con il passare del tempo sempre maggiore attenzione è stata concentrata sulla sicurezza, sui pneumatici, sui sistemi di ritenuta e protezione ecc… la gestione del pubblico è l’aspetto nevralgico, è sempre stato il più delicato e lo è tuttora, sia per l’organizzazione che per i piloti”.



Grazie prof. Cillo per questi preziosi ricordi. Proprio oggi, 20 ottobre, a 48 anni di distanza, l’Automobile Club Lecce ha dato inizio ai preparativi della 54ma edizione del Rally del Salento e, come da 48 anni a questa parte, la aspettiamo alla partenza!

Se desiderate lasciare un commento su questo articolo scrivete pure all'indirizzo mail segreteria@lecce.aci.it. Saremo felici di interagire con voi.

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